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27 novembre 2023, 00:24ho un nodo alla gola in questo momento che non riesco a togliere, non piango, il che è peggio, è tutto dentro, vorrei solo urlare. il suo silenzio mi uccide più di ogni altra cosa, non è un silenzio di strafottenza, ma di dolore. ma non m'importa, sono stata io quella ferita, dovrebbe sostenermi, venirmi incontro, non lasciarmi andare nel mio male, nella mia testa di pare, di parole, di messaggi, di sguardi, di ogni piccola cosa che riaffiora. Aveva ragione Freud, ci sono tutti quei piccoli e insignificanti ricordi lasciati in qualche regione oscura dell' inconscio, ma basta un fatto scatenante e tac, risalgono a galla come nodi al pettine, ti assalgono, ti divorano e tu sei lì, a collegare e ricollegare, hai un puzzle di 500 piccoli pezzi che cerchi di mettere insieme e il non trovare un senso a quei pezzi ti devasta. sai quel famoso puzzle l'ho tenuto sul mio tavolo della cucina per tre giorni, in cui non sono uscita di casa, avevo paura, ora non ricordo neanche più di cosa e concludere quel puzzle mi sembrava come risolvere con te. E così è rimasto sul mio tavolo affianco a una tovaglietta che giorno per giorno cambiava il pasto mangiato sopra, ore e ore, sapevo mancassero dei pezzi, ma solo qualcuno su 500 cosa saranno mai. ferma. immobile. l'orologio girava, il tempo passava, aspettavo il tuo arrivo e non mi muovevo da quella sedia e da quel maledetto puzzle. poi sei arrivato tu, il puzzle era sul tavolo incompleto. ci siamo guardati. tutto sembrava risolto. ho messo a posto il puzzle, irrisolto.

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