Un altro giorno di università, per fortuna, è passato. Niente ulteriori ore noiose quest'oggi, e finalmente posso lasciarmi alle spalle quel docente. Anzi, il docente, quello che brama noi studenti in prima fila affinché annotiamo ogni sua parola, alla pari di un sergente che sprona i suoi allievi a dare il meglio di sé.
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Frequento il primo anno di università di moda e sono insieme alla mia migliore amica. Ci siamo trasferite a Londra per studiare nella migliore università di moda. Veniamo dall'Italia, precisamente da Verona, un paesino molto accogliente e tranquillo, senza grandi problemi, tranne che con la droga. La mia migliore amica, Roberta, ha avuto a che fare con la droga più volte, ma alla fine è riuscita a superare quella fase e ora è molto più in gamba di me.
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Io mi chiamo Amy, ho vent'anni e sono una ragazza molto riservata. Non parlo mai di me stessa con nessuno, nemmeno con le mie amiche, figuriamoci con uno sconosciuto. Non amo stare da sola perché mi fa sentire la solitudine, ma nemmeno sopporto stare con persone insopportabili (scusate la parola). Nel mondo di oggi ce ne sono fin troppe...
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Sono seduta su una panchina dell'università mentre aspetto ansiosamente che la mia migliore amica esca. Nel frattempo, penso alla splendida opportunità che ci è stata offerta: uno stage nelle migliori aziende di alta moda per vedere come funziona davvero questo mondo. Alzo lo sguardo ed eccola, insieme a uno dei suoi nuovi ragazzi. Già, dimenticavo: lei è tra le ragazze più attraenti dell'università, tutti i ragazzi le vanno dietro...
Mi alzo e le sorrido. «Ciao...»
Rimango a fissare il suo nuovo amichetto, che non fa altro che guardarla. «Oh sì, Amy, lui è Jacopo. Jacopo, lei è Amy, la mia migliore amica.»
Faccio un cenno con la testa e lui sorride. Brutto è brutto, forse il peggior ragazzo che la mia migliore amica ha avuto ultimamente.
«Allora, ti hanno detto in quale azienda andrai?» le chiedo, mentre lei continua a guardarlo.
«Sì, da un certo... Styles, credo» legge dal biglietto. «E tu?»
«Un certo Malik Zayn. Quando inizi?»
«Domani!» risponde con entusiasmo. «E tu?»
«Oggi pomeriggio. Non è che mi accompagni?» le faccio la mia migliore faccia da cucciola mai vista.
«Non voglio che tu mi implori, quindi sì, ti accompagno, a patto che tu faccia lo stesso.»
«Se non mi fanno lavorare già dal giorno dopo...» le chiarisco.
«Lo ammazzo!» ride. «Beh, noi andiamo. Ciao, Jacopo.»
Lo saluta con un sorriso stupido, mentre lui le risponde con un sorriso che dice tutto: si aspetta sicuramente qualcosa di più. Si vede benissimo dalla sua faccia.
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Arriviamo a casa, dove mi dà vari consigli su come dovrei vestirmi per il mio primo "colloquio". Dopo aver provato mille vestiti, mi guardò allo specchio: tacchi alti 12 cm, camicetta bianca, giacchetta nera e una gonna sopra il ginocchio.
«Non è esagerato?» urlo esasperata dal bagno.
«Sei stupenda!» Interviene, entrando con la pochette dei trucchi a portata di mano. «Siediti.»
Mi siedo sul bordo della vasca e lei inizia ad applicarmi dell'ombretto scuro sugli occhi, del fard sulle guance e un po' di rossetto rosa sulle labbra. Ed eccomi pronta, con ben poco entusiasmo per il risultato finale.
«Beh, non dirmi che non è un capolavoro. E poi siamo quasi in ritardo, quindi muoviti!» mi dice ridendo.
Mi guardò un'ultima volta allo specchio prima di uscire dal bagno. Devo essere sicura di me, mi ripeto. Scendiamo le scale del nostro appartamento, raggiungiamo la macchina e partiamo per iniziare questa nuova grande avventura.
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